Da vedere in Mongolia

Infiniti gli interessi culturali, naturalistici e storico-archeologici che caratterizzano  questo immenso Paese e che valgono un viaggio in Mongolia!

ULAANBAATAR


Chiamata in passato Urga, cambiò ubicazione ben 29 volte… una vera “città nomade”! L’attuale Ulaanbaatar, raccoglie quasi un terzo della popolazione del paese. Sviluppatasi dagli anni ’20 in poi, è cresciuta senza piano urbanistico e tra palazzoni di stile sovietico spuntano avveneristici grattacieli in acciaio e cristallo, mentre le colline circostanti sono punteggiate di ger di famiglie nomadi che provano a sfuggire la dura vita della steppa.
In questa città in continua e caotica evoluzione si trovano molti  siti di interesse turistico e culturale.

Il Monastero di Gandan, il principale centro buddista della Mongolia con al suo interno la gigantesca statua di Avalokitesvara che regge uno specchio per invitare chi entra all’introspezione. 
Il Monastero/Museo Choijin Lama, con la sua magnifica collezione di maschere Tsam. 
Il Museo di Belle Arti che espone le raffinate e preziose opere di Zanabazar, il Michelangelo dell’Asia 
Il Museo di Scienze Naturali che ospita preziosi reperti fossiliferi di dinosauro, nidi e uova di Protoceratopo provenienti dal deserto del Gobi.
Il Museo di Storia Mongola, che nei suoi immensi saloni ospita più di 46.000 reperti archeologici, storici ed etnografici per spiegare come si è evoluta la Mongolia dalla Preistoria ad oggi.
Il Winter Palace, costruito tra il 1893 ed il 1903 in stile russo, fu la residenza invernale dell’VIII  (ed ultimo) Bogd Khaan che governò la Mongolia fino alla proclamazione della  Repubblica. 

PARCO NAZIONALE DEL GORKHI-TERELJI

E’ la terza area protetta della Mongolia per estensione. Istituito nel 1993, è la meta turistica che riceve il maggior numero di visitatori ogni anno sia per la vicinanza con la città di Ulaanbaatar, sia per la bellezza dei suoi paesaggi. Prende il nome dal fiume che scorre al suo interno ed è formato da numerosissime vallate sui cui verdi e boscosi pendii spuntano stravaganti formazioni granitiche erose dal tempo. La più famosa di queste è la “Turtle Rock” intorno alla quale, negli ultimi anni, sono sorti innumerevoli ger camp e strutture turistiche. Il Terelj confina con il Parco Nazionale del Khan Khentii, area strettamente sorvegliata e protetta a cui non è possibile accedere con mezzi motorizzati. Il Khan Khentii è l’ambiente più adatto a chi ama praticare attività come il rafting o l’arrampicata e per tutti coloro che desiderano entrare a contatto con una natura incontaminata viaggiando a cavallo come veri cavalieri nomadi.

PARCO NAZIONALE DELL’HUSTAII NURUU

Situato a meno di 100 chilometri ad sud-ovest di Ulaanbaatar, fu istituito  nel 1993 per ospitare i cavalli Takhi (conosciuti anche come Prewalski) dal tipico colore ocra, veri e propri fossili viventi, le cui origini risalgono al Paleolitico e il cui profilo è stato tracciato dalla mano di artisti ignoti sulle pareti calcaree delle grotte di Lascaux. All’interno del parco, accompagnati dai rangers, si possono ammirare, oltre ai branchi di cavalli Takhi, aquile, avvoltoi, marmotte, gazzelle e volpi. 

KHARKHORIN

Conosciuta anche come Kharakhorum, fondata nel 1220 da Gengis Khaan, era l’antica capitale dell’impero mongolo, prima che Kubilai la spostasse a Khambalik, l’odierna Pechino. Fu distrutta nel 1391 dai Cinesi e dell’antica Kharakhorum rimangono poche rovine e due grosse tartarughe di granito che un tempo custodivano gli ingressi principali della città. Presso le antiche rovine, si trova il Monastero di Erdene Zuu, il primo costruito in Mongolia e uno dei più importanti centri di culto buddista con le sue mura color calce che si stagliano contro il blu metallico del cielo contando 108 stupa, tanti quanti furono i discepoli del Buddha.

All’interno delle mura, edifici dai tetti smaltati di rosso, verde e blu ospitano antichi tesori scampati all’ira sovietica e in un tempio in stile tibetano monaci di ogni età intonano sutra e praticano  puja per i fedeli. 

MONASTERO DI TOVKHON

Fuori dalle normali rotte turistiche, si trova in una zona isolata, a 2600 metri, sulla cima di un picco roccioso che emerge tra le vallate boscose a sud-ovest di Kharkhorin e dalla sommità si gode di una vista impareggiabile. Questo luogo attrasse l’attenzione del giovane Zanabazaar che nel 1651 vi fece costruire un piccolo edificio per le sue meditazioni e i suoi studi. Qui Zanabazaar vi rimase per numerosi anni; qui, inventò il Soyombo e l’alfabeto mongolo, compose poesie e creò le sue statue più belle. Dietro al tempio principale, tra le rupi, si trova una cavità conosciuta come “utero materno”: i locali vi si introducono camminando a carponi e ne fuoriescono strisciando faticosamente perchè, secondo la tradizione mongola, rappresenterebbe la rinascita e quindi purificazione.

VALLE dell’ORKHON

La Valle dell’Orkhon occupa un’area di 1220 Kmq ed è forse una della regioni culturalmente più rilevanti della Mongolia, riconosciuta Patrimonio dell’Umanità nel 2004 dall’Unesco. Include vasti pascoli e praterie lungo entrambe le sponde del fiume Orkhon e al suo interno si trovano numerosi siti archeologici che datano al VI secolo d.C. Queste evidenze archeologiche riflettono la relazione simbiotica tra le società nomadico-pastorali ed i loro centri religiosi ed amministrativi nonché l’importanza di questa valle per la storia dell’Asia centrale. L’area evidenzia chiaramente quanto la cultura nomadica sia stata qui, già 1500 anni fa, forte e durevole tanto da sviluppare una rete di scambi commerciali e l’istituzione di centri amministrativi, militari e religiosi. Una cultura nomadica che è ancora oggi ben viva in Mongolia in quanto considerata il comportamento più “nobile” per vivere in armonia con l’ambiente.

DESERTO del GOBI

Il leggendario Gobi, mèta ambita da tutti i viaggiatori amanti dei deserti. Le sterpaglie si fanno via via più evidenti e il colore della terra assume il caratteristico color ocra. E’ il grande Gobi, deserto aspro e scaglioso, caratterizzato da variazioni climatiche veramente estreme con inverni in cui si scende sotto i 40° ed estati nelle quali si superano i 45°. Unica eccezione a tanta durezza di paesaggio è  Khongoryn Else, le “dune che cantano”, dove il vento ha accumulato depositi sabbiosi ai piedi di una scura catena montuosa: una magnifica striscia di barcane alla cui base pascolano cammelli bactriani. 
 

BAYANZAG – FLAMING CLIFFS

All’interno del Gobi uno dei siti fossiliferi più ricchi della Terra. Queste falesie di arenaria rossa nascondono frammenti di un passato antico circa 70 milioni di anni Qui, nel 1922, il naturalista-avventuriero americano Roy Chapman Andrews, a capo della spedizione che per prima attraversò il Gobi, trovò i resti fossili di un dinosauro erbivoro cretacico, che in suo onore venne chiamato Protoceratops andrewsi. E sempre in quest’area, qualche anno dopo, trovò i primi resti di Velociraptor. E sempre qui l’occhio si perde grazie alla vastità degli orizzonti e al tramonto queste straordinarie formazioni rocciose si “infiammano” per continuare a meravigliare lo spettatore.
Video su Roy Chapman

YOLIN AM e AREA PROTETTA del GOBI GURVANSAIKHAN

L’area protetta del Gobi Gurvansaikhan (Le tre bellezze del Gobi) fu istituita nel 1993 e con i suoi 27.000 Kmq. è il Parco Nazionale più grande della Mongolia. Nel suo estesissimo territorio è salvaguardato un vasto numero di specie endemiche, sia animali che vegetali. Tra queste, 52 specie di mammiferi a rischio di estinzione come il leopardo delle nevi, la lince l’argali, l’ibex, diverse specie di gazzelle, numerose specie di rapaci ed il Mazalai, l’orso del Gobi. All’interno di questo parco si trova Yolin Am (Valle degli avvoltoi) diventata attrazione turistica per il suo paesaggio inusuale e spettacolare dovuto alla conformazione di questo canyon dove, tra bastioni rocciosi su cui nidificano rapaci di ogni specie, si possono trovare accumuli di ghiaccio in piena estate.

TERKHIIN TSAAGAN NUUR e KHOVSGOL NUUR

Il Terkhin Tsaagan Nuur (Grande Lago Bianco), adagiato in un’area formata da estese colate laviche dalla tipica conformazione pahoeoe che fanno sembrare quest’area un pezzo di Hawaii. Qui alcuni milioni di anni fa colate basaltiche hanno spezzato il plateau magmatico dando origine a vulcani ad eruzione centrale come il Khorgoo Uul.
Più a nord il Khovsgol Nuur, una delle maggiori riserve d’acqua dolci del mondo. Circondato da montagne alte quasi 3.000 metri, è il più profondo dell’Asia centrale. Una giornata di relax lungo le sue sponde regala, oltre a spettacolari panorami, la possibilità di escursioni a cavallo, canoa, kayak.

TSAATAN – UOMINI RENNA

Gruppo etnico imparentato con le popolazioni Tuva che parlano una lingua di ceppo turco, conosciuti anche come uomini-renna in quanto allevatori nomadi di renne. La popolazione totale è composta da una quarantina di famiglie che vivono una cultura rimasta invariata da migliaia di anni  e lo sciamanesimo con i suoi rituali totemici è al centro della loro organizzazione sociale. Sono un gruppo etnico antichissimo che dal punto etnografico è interessante per i suoi legami con il nomadismo delle popolazioni centro-asiatiche, ma anche per alcuni modi di vita tipici delle genti vissute 10.000 anni fa. Gli Tsaatan convivono pacificamente con le altre etnie mongole presenti nell’area del Lago Khovsgol e con queste condividono un profondo rispetto per le acque di questo lago che loro chiamano Mare-Madre. Vivono in un’area completamente fuori dalle rotte turistiche a cui è possibile accedere (a piedi o a cavallo) solo se muniti di particolari permessi del Governo Mongolo.

MONASTERO di AMARBAYASGALANT

Terzo centro di culto buddista del paese per importanza, è situato  360 chilometri a nord di Ulaanbaatar. In una stupefacente valle, incorniciato da verdi colline, fu eretto nel XVIII secolo dagli Imperatori Manciù per commemorare ed ospitare le spoglie di Zanabaazar, 3° Bogd Khaan della Mongolia. Dal 2001 è tornato ad ospitare numerose cerimonie religiose come la grande festa di Maitreya (protettore del monastero) a giugno, la Festa dei 1000 Lama in agosto, le danze Tsam in settembre. 

ALTAI e PARCO NAZIONALE del TAVAN BOGD

La regione degli Altai, nel nord ovest della Mongolia, è tutt’ora l’area più selvaggia ed incontaminata del Paese dominata da montagne che superano i 4.300 metri d’altezza. In questa regione, che sembrerebbe a prima vista la meno ospitale, numerose evidenze archeologiche testimoniano la presenza umana fin dal Paleolitico: petroglifi dell’età del bronzo, pietre cervo, altari sacrificali, tumuli sepolcrali, tombe di guerrieri sciiti, balbal di epoca turcomanna,. Qui la natura è grandiosa e la catena montuosa degli Altai si estende per 900 Kms dalla Russia in Mongolia per poi arrivare in Cina. Ai confini tra Russia e Mongolia si trova il Parco Nazionale del Tavan Bogd tra cui svetta il Monte Khuiten sulle cui pendici si adagia il maestoso ghiacciaio Potanin.

CACCIATORI con le AQUILE

Ai confini nord-occidentali della Mongolia, nelle remote e incontaminate regioni dominate dai Monti Altai, tra valli, laghi, fiumi e ghiacciai che  presentano scenari tra i più spettacolari del paese, vivono gli ultimi allevatori di aquile e cacciatori di etnia khazakha. Ogni anno, ai primi di ottobre, si ritrovano nel capoluogo dell’Aimag, Ulgii, per sfidarsi in prove di abilità. Fieri nei loro abiti, su cavalli dalle selle borchiate d’argento e turchesi, sul  braccio destro i rapaci incappucciati, creano l’illusione che il tempo si sia cristallizzato e che i cavalieri che costruirono il più vasto impero della storia siano di nuovo sul punto di muovere verso occidente….. 
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FESTIVAL NAZIONALE del NAADAM

E’ la festa nazionale che si tiene ogni anno l’11 e il 12 luglio e che coinvolge l’intera popolazione. Ha radici antichissime ed era già festeggiato ai tempi di Chinggis Khaan. La cerimonia principale si svolge ad Ulaanbaatar, ma esistono numerosi altri Naadam regionali che si svolgono per tutta l’estate nei vari Aimag. Le competizioni, precedute da una sfarzosa cerimonia, vedono gare di cavalli montati da fantini giovanissimi (6-12 anni), tiro con l’arco (unica competizione aperta anche alle donne) e lotta. 

Quest’ultimo è forse l’evento più sentito dove i lottatori, vestiti con zodog (giacca che copre solo le spalle) shudag (pantaloni di seta corti) e gutal (caratteristici stivali mongoli a punta) si sfidano contemporaneamente: il vincitore esegue la “danza dell’aquila”, mimando il volo dell’aquila intorno allo sconfitto, per simboleggiare, secondo la tradizione etica dei nomadi, la protezione del più forte sul più debole.

TSAAGAN TSAR

Da più di 2000 anni i Mongoli celebrano lo Tsagaan Sar (Mese Bianco o Luna Bianca) per festeggiare la fine dell’inverno e l’inizio della primavera. Questa festa, una delle più sacre per il popolo mongolo, cade in gennaio/febbraio (non ha data fissa in quando soggetto al calendario lunare) ed è strettamente congiunto al Losar (Capodanno tibetano). Lo Tsagaan Sar è l’esaltazione della nuova vita, un augurio di prosperità, ricchezza e benessere per tutta la famiglia. La festa viene celebrata per tre giorni e la visita ai membri più anziani e rispettati della famiglia ha la priorità assoluta  E’ un’occasione per riunirsi con parenti ed amici, per scambiarsi auguri e regali. Nelle aeree rurali, dove le distanze sono notevoli ed il clima avverso, i festeggiamenti possono durare, anziché i canonici tre giorni, anche un mese intero!
Le famiglie mongole incominciano a preparare questo avvenimento già un mese prima, cucinando grandi quantità di cibo e provvedendo all’acquisto dei doni. I piatti tipici consumati durante lo Tsagaan Tsar sono buuz, carne di cavallo, riso con cagliata  e biscotti tradizionali che vengono sistemati a piramide a simboleggiare il  Regno di Shambhala. Anche nei Templi e Monasteri disseminati su tutto il territorio vengono officiate speciali cerimonie per benedire i fedeli ed auspicare un anno di felicità ed abbondanza.

MASCHERE TSAM

Assolutamente da non perdere la visita del Choijin Lama Museum, un insieme di piccoli templi incastonati tra anacronistici grattacieli in Ulaanbaatar. Racchiude la più prestigiosa raccolta di antiche maschere Tsam della Mongolia e forse del mondo. Abolite durante l’occupazione russa, le maschere Tsam erano utilizzate durante le cerimonie buddiste in cui venivano rappresentati misteri sacri che servivano a proteggere, aiutare e guidare i fedeli nel cammino di liberazione dal Samsara. La Mongolia, che aveva importato tale tradizione dal Tibet, era diventata famosa per la maestria dei suoi artigiani nel confezionare queste maschere rituali in papier-machè, maschere che potevano essere indossate solo da Lama accuratamente selezionati e preparati per tale scopo.
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